Alla confluenza delle valli Stura, Grana e Maira, a oltre 2.000 m di quota, immense praterie serrate tra vette dolomitiche sono la peculiarità di un vero e proprio anfiteatro naturale che converge su una delle montagne più belle delle Alpi cuneesi: Rocca la Meja.
Numerose sono le vie di arrampicata sulle diverse pareti. La via in questione, aperta nell’autunno 2018/estate 2019, si trova su uno dei torrioni più ad Ovest, nella fattispecie quello che agli arrampicatori è noto come torrione “guanta” dove corre la  via aperta da C. Ravaschietto e L. Bianco nel ’96: Guanta la Meja.
Di Hardita, guardando la relazione, mi ha colpito il tracciato al punto da suscitare la curiosità di andarla a ripetere. Quando nel 2016 salii Guanta la Meja notai il compattissimo scudo sulla destra che Guanta affronta nei punti più deboli. Ai tempi Cege mi disse che lo avevano guardato bene e la compattezza della roccia, seppur molto abrasiva, lo rendeva veramente “per pochi” al punto che lui stesso segnalò a qualche personaggio dalle note doti arrampicatorie, come Manolo, l’opportunità di andarlo a vedere ed eventualmente chiodarlo.   Nella ripetizione di Hardita mi son domandato più volte perchè! Perchè voler a tutti i costi salir un muro così compatto con una progressione in artificiale dovendo forare la roccia per posizionare i cliff al fine da riuscire a piazzare gli ancoraggi. La relazione che si trova sul web riporta gradi alquanto improbabili su tiri che difficilmente son stati scalati.  Fino ad L4 la via è molto bella ed ha un carattere, nella parte superiore la definirei una violenza alla parete.
L1 Bel muro rosso, tecnico, con un passo d’ingresso dove le dita fredde protestano ed un traverso verso sx a piedi spalmati dove invece protestano gli avambracci. Grado in relazione 6c/7a. A nostro avviso 7a ci sta tutto.
L2 è un tiro un po’ rotto di roccia non solidissima, va beh, quello c’è. 5+/6a
L3 Bel muro/placca grigio, scalata di precisione su piccoli appoggi con qualche spalmata. Chiodatura impeccabile. Grado proposto di nuovo 6c/7a, A nostro avviso più semplice di L1, 6c+
L4 è una fessura obliqua verso destra dove gli incastri son veramente pochi, il tiro è molto bello e presenta un singolo finale su cui bisogna esser ancora lucidi, di testa e di braccio. Sull’ingresso la roccia non è perfetta ma si gestisce bene. Grado in relazione sempre 6c/7a. A nostro avviso è il tiro più difficile di quelli sin qui percorsi. La chiodatura è ravvicinata ma si scala bene. A nostro avviso siamo più sul 7b, diciamo 7a+ volendo esser stretti.
L5 E’ il primo tiro della violenza, lo scudo è bellissimo ma non si scala. Fino al secondo spit il blocco è duro ma in qualche maniera si fa, poi il nulla e gli spit sono messi per l’A0. Dalla 5a protezione in sosta le difficoltà son molto alte ma in qualche maniera si scala. Sulla parte alta c’è un blocco difficile, una zappa che muove ed un cespuglietto d’erba sono utili alla progressione. Grado in relazione A0 7a/b.   Direi ingradabile,  sicuramente la parte superiore che si lascia scalare è ben sopra il 7b.
L6 E’ la vera violenza, la parte alta dello scudo, dichiarata 7b, probabilmente mai stata scalata, aperta con trapanate nel muro per piazzare i cliff ed alzarsi il più possibile a posizionare la protezione. Per me è NO. Dalla sosta fino al 4 spit potrebbe esser un 7c grado blocco la parte superiore è senza prese se non che i forellini effettuati per piazzare i cliff. Â
L7 E’ la presa in giro! Grado proposto 6c/7a. Il blocco a partire dalla sosta non siamo neanche riusciti ad impostarlo nonostante gli svariati tentativi, segue un tratto più scalabile ed un nuovo blocco, difficile ma non furioso come quello sotto. Ancora sotto la sosta un nuovo passaggio atomico ad aprirsi a sinistra a delle piatte.Â
Peccato!
Ric 18 Sett.







